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02/12/2025 ore 17.42
Cultura

Pasolini e la Calabria, un approccio burrascoso ma poi un grande afflato di natura, umanità e realismo

Numerosi relatori ed esperti al Sistema Bibliotecario dell’Ateneo catanzarese si sono confrontati 

di Nico De Luca

Nel cuore multimediale dell'Università Magna Grecia diversi esperti hanno portato a Catanzaro il proprio contributo per discutere su Pasolini, la Calabria e il Cinema.

L'iniziativa si inquadra in un progetto di approfondimento e conoscenza in chiave regionale del poliedrico artista friulo-bolognese.

[Missing Credit]Attanasio

«Abbiamo proiettato prima il film “L’accattone“ ed ora abbiamo organizzato questa conferenza dal titolo “Pasolini, la Calabria e il Cinema: itinerari emotivi” proprio per raccontare il passaggio di Pasolini nelle cinque province calabrese" ci ha detto in esclusiva il presidente della Cineteca della Calabria Eugenio Attanasio.

E' stato chiarito se ci fosse meno un pregiudizio dell'artista nei confronti della nostra regione?

«Sicuramente Pasolini è stato un grande sostenitore – ha aggiunto il cinefilo –  un grande promotore della Calabria nella sua visione di sacralizzare le periferie del mondo. E scelse infatti la Calabria come set per Il Vangelo secondo Matteo» 

Qual è la modernità del Pasolini intellettuale?

[Missing Credit]Ventura

«In realtà – ci ha risposto Marzia Ventura, responsabile dell’area cinematografica del Sistema Bibliotecario universitario UMG – il suo rapporto che nacque in maniera diciamo un po' burrascosa però fu assolutamente felice. Beh sostanzialmente oggi è un uomo moderno, è sempre stato criticato e amato e come tale non può che essere uno dei grandi personaggi. L'uomo moderno, l'uomo che riesce a vedere dove gli altri non vedono.Il piccolo che riesce a guardare con occhi grandi, che ha dato comunque spazio a un territorio che non è sempre così considerato».

Su quale aspetto della Calabria si concentrerebbe oggi un reportage di Pasolini?

«Questa è una bella domanda – ammicca Attanasio – perché la società di oggi è troppo cambiata rispetto a quella degli anni 70, degli anni 60 che lo videro protagonista. Possiamo dire che lui è stato molto profetico nel capire questo problema della globalizzazione della cultura.Quindi in questo possiamo dire che ci manca fortemente una figura come Pasolini».