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02/12/2025 ore 06.30
Economia

«Lui in giro con il macchinone, io sfrattata da casa», storie di ordinario sfruttamento: più ore di lavoro di quelle previste da contratto e stipendio decurtato in busta paga

Il racconto di una donna, assunta come cuoca in un esercizio commerciale di Lamezia Terme. «Non avevamo nemmeno il tempo di andare in bagno, dovevamo lavorare e basta. Ho deciso di denunciare per mia figlia di 19 anni» 

di Redazione

«Lui va in giro con il macchinone e io ho avuto lo sfratto da casa perché non mi pagava lo stipendio». È una storia di sfruttamento sul luogo di lavoro quella che Marzia (nome di fantasia per tutelarne la privacy) ha deciso di raccontare. Assunta con la qualifica di cuoca lo scorso anno in un esercizio commerciale di Lamezia Terme ma giunta nei mesi scorsi all’estrema decisione di licenziarsi per aver subito svantaggiose condizioni di lavoro.

«Per professione faccio la cuoca ma in questo esercizio commerciale ero costretta a fare di tutto: lavapiatti, banconista. Di qualsiasi cosa ci fosse bisogno la dovevo fare anche perché nel 90% dei casi ero da sola». A inizio del rapporto di lavoro le condizioni stabilite sembravano quelle di un regolare contratto da cuoca: «Avevamo pattuito uno stipendio base di 1.200 euro per sei ore al giorno e per cinque giorni a settimana» racconta Marzia. «Ma in realtà poi di ore ne dovevo fare il doppio e per sei giorni a settimana. Lo stipendio non l’ho mai ricevuto per intero – specifica - ma soltanto saldi di poche centinaia di euro ogni mese».

«Quando ho chiesto spiegazioni – continua il suo racconto – mi hanno rassicurato dicendomi che si trattava di un errore del commercialista e che avrebbero sistemato le cose ma ciò non è mai avvenuto. Le buste paga, ad esempio, le ho avute solo dopo essermi licenziata e dietro mie forti insistenze». Dalla lettura delle buste paga è, infatti, emersa una realtà del tutto diversa da quella professata a parole. «Risultavano solo quattro ore per uno stipendio di 1.050 euro mentre di ore io ne svolgevo da 10 a 12 al giorno».

E infine nemmeno il pagamento dello stipendio è mai avvenuto regolarmente: «Ho sempre e solo ricevuto acconti mensili. Nell’arco di un anno avrò ricevuto massimo 5 o 6mila euro, e devo ancora averne circa 10mila relativi alle somme mai corrisposte per le attività lavorative svolte. Nemmeno il tfr ho ancora ricevuto» aggiunge Marzia che, sostenuta dal sindacato Filcams Cgil ha deciso di sporgere denuncia alla Guardia di Finanza.

«Mi sono infine decisa a rivolgermi alla finanza anche perché si configura una ipotesi di lavoro nero» aggiunge. «Sarei dovuta risultare assunta nel novembre 2024 quando, in effetti, è iniziato il rapporto di lavoro ma la prima assunzione è dell’11 gennaio e infine all’Inps risulta addirittura a partire dal 1° marzo. Credo che tutti questi mesi siano stati svolti irregolarmente perché non sono stati versati i contributi e non è stata fatta alcuna dichiarazione all’Inps. È giusto denunciare, bisogna denunciare» evidenzia Marzia.

«Chiaramente queste persone si arricchiscono grazie al lavoro degli altri. Lui va in giro con il macchinone mentre io ho subito lo sfratto da casa perché non ricevevo lo stipendio. Non è giusto che loro facciano la bella vita alle spalle dei poveri operai. Al lavoro non avevamo nemmeno il tempo di andare in bagno, non avevamo tempo di far nulla, non ci era consentito niente. Dovevamo solo star lì e lavorare.

Non è così che si trattano i dipendenti. È una decisione che ho preso anche pensando a mia figlia, lei ha 19 anni e ha paura di andare a cercarsi un lavoro. Le hanno offerto 400 euro di stipendio per 6 ore di lavoro. Una ragazza di 19 anni che desidera andare a vivere da sola ma non è possibile con queste cifre. Spero che la finanza e l’ispettorato del lavoro diano seguito alla mia denuncia, per evitare che altre persone possano essere sfruttate e subiscano ciò che io ho dovuto subire». (Parte 1/ Continua)