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04/12/2025 ore 18.05
Economia

Un’estate a Catanzaro Lido: «Dodici ore sotto al sole, e stipendi in nero. Se ti sta bene così altrimenti te ne vai». La storia di Carla, bagnina, aspetta ancora la paga di agosto

Con l’aiuto della Filcams Cgil ha denunciato il titolare di uno stabilimento balneare all’ispettorato del lavoro. «Ti promettono mari e monti e poi ti distruggono con minacce e ricatti. Così tengono in pugno chi ha bisogno di lavorare»

di Redazione

A giugno una piccola decurtazione sullo stipendio, a luglio un acconto e il resto cash, lo stipendio di agosto Carla (nome di fantasia per tutelare la privacy) lo sta ancora aspettando benché ne avesse estremo bisogno. «Ho rischiato di andare sotto in banca perché avevo gli accrediti delle bollette e altre spese» racconta la donna, assistente bagnante brevettata con una lunga esperienza nel settore. «Quest’anno è stato un vero schifo» spiega dopo aver trasmesso una denuncia all’ispettorato del lavoro, grazie al supporto offerto dal sindacato Filcams Cgil.

Da 32 anni svolge questa attività in un settore, soprattutto in Calabria, che a causa della stagionalità è pervaso da diffuse forme di precariato, sfruttamento e lavoro nero. Conosce palmo a palmo il litorale ionico per aver lavorato in numerose strutture balneari ma quest’estate la peggiore esperienza l’ha vissuta a Catanzaro, nel quartiere marinaro.

Agli esordi dell’estate discute e concorda le sue condizioni di lavoro con il titolare di uno stabilimento. Si inizia il 15 di giugno alla preparazione della spiaggia per accogliere i clienti. «Mi sono offerta anche se non rientra nelle mie mansioni» racconta. «Ho iniziato a lavorare ma il contratto mi è stato dato solo dopo 15 giorni e senza specifiche sull’importo dello stipendio ma solo il numero di ore». Alla prima paga, quella di giugno, mancano una manciata di euro rispetto a quando concordato: «Ci passo sopra - racconta Carla – ma poi in quella di luglio sempre più bassa e il resto me l’ha dato cash, in nero. A quel punto mi sono arrabbiata ma non potevo andare più via. La stagione è ormai iniziata, dove sarei potuta andare? Quindi ho aspettato la fine della stagione ma non mi è stato nemmeno pagato lo stipendio di agosto».

Ha quindi deciso di rivolgersi al sindacato, attraverso gli uffici legali ha inviato una pec con la richiesta di convocazione al titolare dello stabilimento. «Se ne sono infischiati. Intanto, non avevo ricevuto nemmeno le buste paga, nonostante le ripetute richieste» spiega Carla che aggiunge, «abbiamo atteso 15 giorni e poi ho fatto denuncia all’ispettorato del lavoro».

«Ancora oggi sono senza stipendio. Posso dire che in questo settore ne ho viste di cotte e di crude. Ci sono lidi seri ma altri se ne fregano delle leggi, a inizio stagione ti promettono mari e monti, ti stringono la mano e poi ti distruggono. Iniziano i ricatti e le minacce di mandarti via se non fai quello che chiedono. Tengono così in pugno le persone bisognose di lavorare e ti fanno fare di tutto. Le ore previste da contratto diventano 12, anche 13, senza un giorno di riposo».

«E nella mia stessa situazione ne ho visti tanti» spiega la professionista. «Ecco perché non si trova personale. Questo lavoro è massacrante, tutto il giorno sotto al sole a 40, 45 gradi. Secondo i titolari non facciamo nulla però è grazie a noi che fanno i soldi e poi piangono quando devono pagare gli stipendi. E lo stesso avviene nel settore della ristorazione, in questi lidi ho visto camerieri pagati a nero e senza alcuna tutela».

«Non è affatto vero che la gente non ha voglia di lavorare. Quelli che si lamentano di non trovare personale sono gli stessi che poi ti fanno sputare sangue con ricatti e minacce. La classica frase che sento dire: “Se ti sta bene è così altrimenti te ne puoi andare. Sai quanti ne trovo al posto tuo”. Sono necessari maggiori controlli soprattutto durante la stagione estiva». (Parte 2/Continua)