Sezioni
26/12/2025 ore 12.30
Politica

Il Natale dei catanzaresi tra luci, cantieri, grandi eventi e una pace che immobilizza

Capodanno Rai, Giro d’Italia, concerto di Jovanotti: il capoluogo si prepara ad ospitare tre eventi di portata nazionale nel giro di 8 mesi in un clima politico di pacificazione apparente 

di Bruno Mirante

Catanzaro si scopre improvvisamente al centro della scena. Non per un’emergenza, non per una classifica impietosa, ma per una sequenza di eventi che, nel giro di otto mesi, la proietteranno sotto i riflettori nazionali: Capodanno Rai, Giro d’Italia, concerto di Jovanotti. Il prefetto Castrese De Rosa ha fatto ciò che lo Stato fa quando prende sul serio un territorio: ha messo ordine, ha chiamato tutti attorno a un tavolo, ha ricordato che i grandi eventi non sono folklore ma responsabilità. Sicurezza, logistica, pianificazione. Parole chiave che a Catanzaro suonano ancora come una sfida culturale prima che amministrativa. Perché ospitare la diretta Rai a Lido, una tappa del Giro nel cuore della città e un concerto da decine di migliaia di persone a Germaneto non è solo una questione di transenne e piani di emergenza: è un esame di maturità collettiva. Questi appuntamenti sono una vetrina, certo, ma soprattutto uno stress test. Mettono a nudo limiti e potenzialità di una città che da anni vive divisa, frammentata, spesso rassegnata a una dimensione minore rispetto al ruolo che la storia le assegnerebbe. Ed è qui che la metropolitana di superficie smette di essere un’infrastruttura e diventa una metafora politica. L’annuncio del presidente della Regione, Roberto Occhiuto – linea Sala-Lido operativa dal 31 dicembre, seppur con corse a frequenza limitata – ha un valore che va oltre il dato tecnico. È il primo tentativo concreto di ricucire una città spezzata, stratificata, cresciuta per compartimenti stagni. Senza un sistema di mobilità efficiente, Catanzaro resta una somma di quartieri-autarchia, lontani non per chilometri ma per opportunità, servizi, relazioni. La metro è chiamata a colmare questa distanza. E se fallisse, fallirebbe un’idea di città unita prima ancora che un progetto di trasporto. Ma il Natale, come sempre, illumina e allo stesso tempo rivela le ombre. E una di queste ombre ha preso la forma di una protesta diffusa nel cuore del Capoluogo che abbiamo attenzionato su questa testata giornalistica. Chi pensava che il Capodanno Rai mettesse tutti d’accordo ha sbagliato valutazione. I commercianti e gli operatori economici del centro storico sono delusi, anzi arrabbiati. Non per l’evento in sé – nessun antagonismo con una scelta obbligata come Lido, dettata dalle dimensioni del palco e dalle esigenze di sicurezza – ma per l’assenza di iniziative capaci di tenere vivo il “salotto buono” della città. Al netto del passaggio della Fiaccola olimpica, che prevedibilmente ha riempito le strade, la sensazione è che il centro sia rimasto ai margini della narrazione natalizia. Una marginalità che pesa ancora di più se sommata alle criticità quotidiane: funicolare ferma, cantieri che paralizzano il traffico proprio nei giorni degli acquisti. Per chi vive di commercio e servizi, la sensazione è quella di essere stati ignorati nel momento di massima esposizione mediatica della città. C’è poi il tema politico, più sottile ma non meno decisivo. Catanzaro vive una stagione di apparente pacificazione. Una Pax che non nasce da una ritrovata armonia istituzionale, ma da un incastro di potere preciso. L’elezione del sindaco Nicola Fiorita alla presidenza di Arrical, voluta del governatore Occhiuto all’indomani delle elezioni regionali, ha avuto un effetto chirurgico: ha congelato il conflitto, ha reso lo scontro Regione-Comune impraticabile, ha politicamente ingessato il primo cittadino. Una mossa abile, dal punto di vista del centrodestra regionale alla vigilia di una stagione che vedrà il capoluogo al centro dell'attenzione del governo della Cittadella. Molto meno indolore per il centrosinistra catanzarese, dove i malumori crescono di giorno in giorno, anche se restano sottotraccia.
Fino alle comunali del 2027 il copione è scritto: responsabilità, unità, grandi eventi, città-vetrina. Si procede privilegiando l’equilibrio al conflitto, la gestione alla visione. Funziona, finché le luci restano accese. Ma le luminarie si spengono sempre. E quando accadrà, Catanzaro tornerà a chiedere scelte. Scelte vere, non mediazioni infinite, a cominciare dall'ubicazione del nuovo ospedale. Perché una città può anche vivere di eventi. Ma per diventare davvero una comunità ha bisogno di essere ricucita. E questa, più di ogni diretta televisiva, è la sfida che non ammette rinvii.