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02/12/2025 ore 13.14
Politica

Regionali e ricorsi, il verbale della Corte d’Appello che respinge le memorie presentate dai primi dei non eletti: «La soglia al 4% si calcola solo sui voti di lista»

La disputa sui ricorsi delle elezioni regionali in Calabria si concentra sulla definizione di "voti validi" e la soglia di sbarramento. Le motivazioni della Corte e il “caso Puglia” con l’esclusione di Avs

di Bruno Mirante

La battaglia legale sulle elezioni regionali calabresi del 5 e 6 ottobre approda ora davanti al Tar. Al centro del confronto c’è un nodo tecnico ma decisivo: cosa si deve intendere, esattamente, per “voti validi” ai fini della soglia di sbarramento del 4% prevista dalla legge elettorale regionale.

A presentare ricorso sono Giusy Iemma del Partito Democratico, Francesco De Nisi di Casa Riformista e Michele Comito, della lista Occhiuto Presidente. Tutti contestano il metodo con cui è stata calcolata la soglia. Secondo loro, nel totale dei voti validi andrebbero inclusi non solo quelli ottenuti dalle liste, ma anche quelli espressi direttamente per i candidati presidenti. Un’operazione che aumenterebbe il denominatore complessivo, portando la lista Noi Moderati — attualmente al 4,05% — sotto la soglia minima e quindi alla perdita dei due seggi attribuiti a Vito Pitaro e Riccardo Rosa.

Il verbale della Corte d’Appello

Una tesi respinta dall’Ufficio centrale regionale della Corte d’Appello di Catanzaro, in risposta alle memorie depositate dai ricorrenti. Nel verbale firmato dai magistrati Battaglia, Mellace e Ciriaco si sottolinea che la legge regionale usa sì una formula ampia, ma va interpretata alla luce della normativa nazionale. E viene richiamata la legge 108 del 1968: per il riparto dei seggi conta esclusivamente la cifra elettorale delle liste circoscrizionali. In altre parole, i voti ai presidenti non possono essere computati per la soglia del 4%. Questa interpretazione, adottata nella proclamazione degli eletti, è ora il cuore del ricorso. Se il Tar dovesse confermarla, la distribuzione dei seggi resterebbe invariata. Se invece accogliesse la linea dei ricorrenti, si aprirebbe uno scenario completamente diverso, con una possibile riassegnazione dei seggi oggi in capo a Noi Moderati. L’udienza è fissata per l’11 febbraio. Ma data la complessità del caso, non si esclude che la disputa possa arrivare fino al Consiglio di Stato.

Il caso Puglia e l’esclusione di Avs

Tra gli esiti che hanno fatto più rumore alle ultime elezioni regionali, c'è l'esclusione di Nichi Vendola dal consiglio regionale pugliese. Tornato in campo dopo anni di assenza, capolista per Alleanza Verdi e Sinistra a Bari, Brindisi e Lecce, l'ex governatore non è bastato a fare da traino alla sua formazione politica, rimasta fuori dal Consiglio regionale (come nel 2020) nonostante la vittoria della coalizione di centrosinistra. Nella Circoscrizione di Bari, Vendola ha conquistato 6.624 preferenze, il risultato migliore di tutte le province in cui era candidato. A penalizzare Avs, pur arrivata per un soffio al 4%, sarebbe stato però il meccanismo di conteggio dei voti, previsto dalla legge elettorale pugliese, che tiene conto, per il superamento della soglia di sbarramento, anche delle preferenze personali ottenute dal candidato presidente.